E' di questi giorni la notizia che un docufilm di 30 minuti girato nel 2005 (clikka per vedere su Repubblica.it) è stato depositato agli atti per la riapertura del processo sull'omicidio di Pasolini. Consiglio di guardarlo dopo aver letto l'articolo, prima non vi sarebbe di nessuna impressione, se non conoscete i fatti...
Io come credo molte delle persone della mia età sono totalmente all'oscuro di questa vicenda. Conosco l'uomo, il regista, il personaggio, a malapena riesco a ricordare che è stato ucciso. Ebbene oggi in seguito a questa notizia ho deciso di informarmi e ho trovato questo articolo di una chiarezza e una limpidezza unica.
Io so i nomi dei responsabili - Susanna Cotugno
Vi consiglio davvero di leggerlo, qui sotto ne riporto qualche pezzo, solo per incuriosire! Non fatevi spaventare dalla lunghezza, si legge con molta semplicità, bastano 10 minuti.
Da "Io so i nomi dei responsabili" di Susanna Cotugno
«Io so i nomi dei responsabili delle stragi italiane», così scriveva Pier Paolo Pasolini il 14 novembre 1974 sul Corriere della Sera, in un articolo che sarebbe stato poi ricordato come il “Romanzo delle Stragi”. Un anno dopo, il 1 novembre 1975, rilascia un'intervista a Furio Colombo per "La Stampa", che per espressa volontà di Pasolini stesso, viene pubblicata con il titolo: "Siamo tutti in pericolo". Il giorno dopo, il 2 novembre 1975, giorno dei morti, il corpo dello scrittore viene trovato privo di vita all'Idroscalo di Ostia.
Pino Pelosi detto “la Rana”, un “ragazzo di vita” romano di 17 anni, fermato dai carabinieri a un posto di blocco, confessa immediatamente l’omicidio.
Pelosi racconta di come Pasolini quella sera l’abbia convinto a “farsi un giro” sulla sua auto,
un’Alfa GT. Arrivati all’Idroscalo, Pasolini ha tentato un approccio sessuale ma Pelosi si è rifiutato. Ne è sorta una lite di inaudita violenza, che si è conclusa con la morte del poeta. [...] E un delitto omosessuale. Niente di più chiaro e semplice. Se non fosse che tante, troppe cose non quadrano.
Una serie di errori ha inficiato lo svolgimento delle indagini, soprattutto nelle prime ore successive al delitto. La polizia, giunta all’Idroscalo di Ostia alle 6.30 di domenica mattina 2 novembre, trova una piccola folla intorno al corpo di Pasolini, e non pensa minimamente ad allontanarla, così come non si cura di recintare il luogo del delitto per impedire la cancellazione di tracce importanti. E infatti, non essendo stata circondata la zona, tutte le eventuali tracce sono andate perdute dal passaggio di auto e pedoni diretti alle baracche o all’adiacente campo di calcio, oppure da semplici curiosi. Nel campo di calcio lì vicino, inoltre, dei ragazzi giocano a pallone, che ogni tanto va a finire proprio vicino al cadavere di Pasolini.
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Infine - e questo ha davvero dell’incredibile - sul luogo del delitto non è mai stato convocato il medico legale. E il cadavere venne lavato prima di completare gli esami della scientifica. [...]
Dopo questa pessima conduzione delle indagini, ci si aspetterebbe che il massimo responsabile venisse sospeso dall’incarico. Invece, il dottor Ferdinando Masone, capo della squadra mobile di Roma durante le indagini, è diventato questore di Palermo e poi di Roma, e in seguito addirittura Capo della Polizia. Ruolo che ha ricoperto fino al 2000, quando è diventato segretario generale del CESIS: il Comitato Esecutivo per i Servizi di Informazione e Sicurezza, cioè l’ente che coordina l’attività dei servizi segreti (SISMI e SISDE) in nome del presidente del consiglio.
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Il 7 maggio 2005, però, c’è il colpo di scena: nel corso della trasmissione televisiva “Ombre sul giallo”, Pelosi rivela di non essere stato solo quella sera del 2 novembre 1975, come invece aveva sostenuto fin dal primo interrogatorio e sempre ribadito.
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Molte ipotesi sono state avanzate sul mandante o mandanti dell’omicidio di Pasolini. Da alcuni è stato ritenuto un omicidio politico, ma le motivazioni vere sono più complesse e pericolose. I mandanti sono plausibilmente molto in alto, e di essi si parla in un romanzo scritto da Pasolini stesso: Petrolio.
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E forse è proprio in Petrolio che si trova la chiave della sua morte, legata a un altro mistero italiano: la “strana” morte di Enrico Mattei. Pasolini era venuto in possesso di informazioni scottanti, riguardanti il coinvolgimento di Eugenio Cefis (morto nel 2004) nel caso Mattei. In Petrolio descrive la storia dell’Eni e in particolare quella del suo presidente Cefis, attraverso il personaggio inventato di Troya.
Secondo il sostituto procuratore di Pavia, Vincenzo Calia, che ha indagato sul caso Mattei (depositando una sentenza di archiviazione nel 2003), le carte di Petrolio appaiono come fonti credibili di una storia vera del potere economico-politico [...]
Il giudice Calia ha messo agli atti anche il mancante “Lampi sull’Eni”, di cui ci rimane soltanto il titolo (sotto l’Appunto 21), essendo l’intero capitolo misteriosamente scomparso nel nulla
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