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domenica 2 aprile 2023

A Fragheto non c'è l'ANPI

Nel mio quartiere, più precisamente nel parcheggio della palestra Buscherini, c'è una piccola lapide commemorativa di due ragazzi morti nel 1944 a Fragheto, una piccola frazione del comune di Casteldelci.

Io e Giorgio sotto alla targa che ricorda che qui è stata combattuta la battaglia di calanco. In mano la bandiera dell'ANPI Ospedaletto - Sezione Gramellini

I due ragazzi si chiamavano Leo Gramellini e Remigio Saviotti, ed erano finiti nel riminese per combattere insieme ai partigiani dell'ottava brigata Garibaldi. Gramellini era malato, ed era stato sistemato in una casa adibita ad infermeria. Seppure le staffette avvisarono di un imminente rastrellamento, chi era in infermeria non ebbe le forze per scappare e venne fatto prigioniero.

Il resto del battaglione, trovandosi su un crinale in posizione molto favorevole all'attacco dell'accampamento tedesco, tentò l'azione. Non immaginavano che dietro ad un altro crinale oltre 600 uomini tedeschi armati di artiglieria erano pronti al contrattacco, e dopo un inizio di battaglia in cui sembrava sarebbero riusciti a recuperare i prigionieri, dovettero ritirarsi In questa che viene chiamata battaglia di Calanco venne ferito anche Remigio Saviotti, che trovò rifugio in una casa della frazione di Fragheto.

Fino a poco fa in questa casa viveva ancora a Calanco di Sotto una testimone oculare della battaglia

Successivamente tutti i prigionieri, tra cui Gramellini, vennero fucilati a Calanco. Anche Saviotti venne trovato in paese ed ucciso insieme a chi lo stava curando.

Così, presi dalla voglia di conoscere questi luoghi, io e il compagno di quartiere Giorgio siamo andati alla commemorazione organizzata dal comune di Casteldelci per l'anniversario dell'eccidio di Fragheto, che oltre ai nostri due ragazzi ha visto uccisi anche moltissimi civili del posto.

Abbiamo preso su la bandiera dell'ANPI Ospedaletto - Sezione Leo Gramellini, un reperto storico e malridotto come inizia ad essere la nostra memoria, e siamo partiti. Dopo un'ora e mezzo di viaggio, siamo arrivati nella sperduta e minuscola frazione di Fragheto.

La targa commemorativa a Calanco di Sotto

Dopo poco ci siamo resi conto, con un certo stupore, dell'assenza di bandiere dell'ANPI. Forse da Rimini non era riuscito a venire nessuno. Poi ci si avvicina un signore, Gianni, che inizia a raccontarci alcuni dettagli della storia, piccoli tasselli che uniamo per arrivare alla comprensione di come viene ricordato l'eccidio di Fragheto.

Il 7 aprile 1944 era venerdì Santo. Gran parte del paesino era in chiesa e alla notizia del rastrellamento, chi poté, si rifugiò in casa. I tedeschi e i fascisti al loro seguito incendiarono tutto il paese e uccisero chiunque avessero visto, ma lasciarono in piedi una casa. Una sola casa che, evidentemente, sapevano non essere nemica. Gli unici sopravvissuti alla strage, sono coloro che per scelta sono stati risparmiati, e sono anche gli unici testimoni di ciò che è successo.

Per loro i partigiani, arrivati da lontano per combattere e rifugiarsi nella loro frazione di 4 case, sono stati la ragione principale dell'annientamento del borgo. Non c'è giudizio in questo racconto, ma consapevolezza che i superstiti scrivono la storia, che quindi le storie non sono tutte uguali, che è bello conoscerle tutte, ma che è anche giusto sapersi allontanare dal caso specifico per avere una visione più ampia. Quella in cui c'è chi è morto ammazzato per aver soccorso e ospitato ragazzi di vent'anni feriti, e chi invece dopo 70 anni non riesce ancora ad ammettere che c'era qualcuno dalla parte sbagliata.

Per questo a Fragheto, di solito, non c'è l'ANPI.

Quest'anno a Fragheto c'era l'ANPI

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